lunedì 1 agosto 2016

La via del sale

Dove comincia l'Appennino

Con la denominazione di via del sale si è soliti riferirsi agli antichi percorsi di commercio che mettevano in comunicazione la pianura Padana con il mar Ligure: il sale infatti, utilizzato per la conservazione dei cibi, era la più preziosa delle merci trasportate dai muli o dai carri, insieme all'olio ligure, a lana, pelli, cuoio, lino e canapa provenienti da oltremare, in cambio del vino e di altri prodotti dei versanti padani.
Esistono in realtà moltissime vie del sale: l'espressione è usata almeno dalla Toscana fino all'estremo Ponente ligure. Alle vie del sale di quest'ultima zona Nico Orengo ha dedicato un libro intitolato "Il salto dell'acciuga"; le acciughe erano infatti un'altra delle merci che transitavano dal mare verso la pianura, il che spiega perché una specialità gastronomica piemontese, la bagna cauda, sia a base di acciughe. Giustamente quindi è intitolato "Le vie del sale", al plurale, un altro libro di Fabrizio Capecchi, che illustra nove itinerari fra pianura e mare, che varcano l'Appennino ligure in altrettanti passi.
Dove passava la via del sale nella fascia di territorio delle Quattro Province? Un riferimento ovvio per l'enorme volume delle merci che vi transitavano, in arrivo o in partenza con le navi, era il porto di Genova. La direttrice sud-nord corrispondente a Genova passa per la valle del Polcévera o per quella del Bisagno, e di lì sul versante padano viene a trovarsi proprio nei nostri bacini dello Scrivia, del Curone e del Trebbia. Il percorso effettivo dipendeva però dallo stato delle strade, dalla natura delle merci e dei mezzi di trasporto, e dalla maggiore o minore convenienza dei dazi doganali fra i diversi stati in cui era suddiviso il territorio: nei secoli i loro confini sono variati, dai Feudi imperiali all'epoca ottocentesca del Regno di Sardegna (che si spingeva ad est fino a Bobbio) e del Ducato di Parma e Piacenza.

Attualmente le ferrovie e le autostrade sfruttano i fondovalle, per cui la rotta principale è quella fra Genova Pontedécimo e Tortona attraverso uno dei valichi più bassi dell'intero Appennino, il passo dei Giovi. In passato era invece sulle alture che si trovavano vie più dirette e stabili, più sicure dagli agguati dei briganti e che evitavano i bordi acquitrinosi dei torrenti, il cui guado avrebbe richiesto l'uso dei trampoli (gampi o garampi), essendo i ponti disponibili ancora pochi.

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