lunedì 7 marzo 2016

La lenta agonia dell’oasi faunistica alla foce dell’Impero

Imperia - «Ciochio! Chiochio!». La voce di Bianca Ammirati, sentinella e custode degli animali che vivono alla foce del torrente Impero, risuona preoccupata tra le canne secche, i detriti, le pozze stagnanti. Quella che era un’oasi naturalistica, abitata da centinaia di esemplari, uccelli stanziali e migratori, papere, germani, cigni reali, aironi, cormorani, anatre mute, ma anche anfibi, pesci, insetti, sta lentamente morendo trasformata in una sorta di palude chiusa, con una barra fociva che impedisce il naturale defluire delle acque del torrente. Ovunque rifiuti abbandonati tra una montagna di detriti accumulati dalle alluvioni degli ultimi anni. Plastica, bottiglie, copertoni, siringhe. 
 

La signora Ammirati è una delle più assidue frequentatrici dell’oasi, insieme a lei ci sono molti abitanti del popoloso quartiere delle Ferriere, dagli alti palazzi che costeggiano gli argini del torrente. «Sono sei anni che vengo qui tutti i giorni - spiega - a controllare gli animali, a portare qualcosa da mangiare soprattutto ultimamente da quando per loro è diventato impossibile procurarsi cibo. Praticamente non riescono più a bere, l’acqua è stagnante, sporca. Sono spariti anche i pesci, resistono solo i gabbiani che si sono riversati qui da quando hanno chiuso la discarica di Ponticelli, rubando il cibo agli altri, uccidendo anche i piccoli. Sono rimasti Chiochio e Chiochione, ormai mi conoscono, mi aspettano, quando li chiamo vengono a salutarmi e aspettano l’insalata».

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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