martedì 20 ottobre 2015

Camminare come terapia

Ogni passo è un massaggio tonificante e benefico per tutto il corpo, ma anche una meditazione.

Camminare è come recitare un mantra

In molte culture il pellegrinaggio, viaggio a piedi di più giorni verso una meta di interesse spirituale (Mecca, Gerusalemme, Santiago, Varanasi) aveva spesso il fine terapeutico di cura di grandi malattie. Senza voler sminuire il significato religioso e spirituale di questa pratica, cerchiamo di capire perché la guarigione spesso avveniva, considerando la pratica del camminare dal punto di vista laico e scientifico.


Camminare è la prima attività praticata dall’uomo da quando è sulla terra. Camminare per cercare cibo, camminare per cercare ambienti naturali o climi migliori. Camminava in gruppo familiare o di tribù, più raramente da solo. Camminare è quindi una pratica costituzionalmente innata nell’uomo.

Camminare è una pratica potente e flessibile che permette di raggiungere, oggi come 100.000 anni fa, luoghi inaccessibili usando uno qualunque degli strumenti di locomozione che la moderna tecnologia mette a disposizione.

Camminando puoi salire ripidi pendii, percorrere creste affilate, scendere stretti canaloni o percorrere greti di torrenti. Puoi scendere in grotte, salire alberi, guadare fiumi o saltare un crepaccio. Puoi percorrere lunghe distanze con poca spesa e basso consumo di energia.

Camminare è una pratica salutare. Pensate ai vostri piedi, toccateli. La struttura ossea occupa la parte superiore del piede. Sotto c’è la polpa. Un’ampia massa densamente vascolarizzata.


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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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