giovedì 15 agosto 2013

Itinerari per tutti, tra gigantesche statue “fantastiche”, torri e erbe profumate di Langa

Enrica Cerrato
Asti
PERCORSO FERRAGOSTO ENRICA CERRATO MONTABONE. E’ Ferragosto e la Langa astigiana è “aperta per ferie”: basta lasciarsi la Valle Belbo alle spalle e salire verso Rocchetta Palafea o Cassinasco e si spalanca un paesaggio incantato. Colline scoscese percorse da filari di Brachetto d’Acqui, Moscato d’Asti e Barbera, in cui spiccano chiesette romaniche e pievi campestri, paesi dai colori tenui della pietra di Langa. Itinerari noti (perfette le indicazioni su www.langastigiana.at.it), ma anche cose diverse da scoprire. Come nel caso della zona di Montabone, in cui ci si imbatte in statue gigantesche di personaggi e animali esotici, che danno un tocco surreale alla collina di San Vittore. Per arrivarci, a metà dalla provinciale Nizza-Canelli, a Calamandrana, si sale verso Rocchetta Palafea, paese che peraltro merita una visita, con il suo acciottolato antico e la torre. A Rocchetta si seguono le indicazioni per Montabone e dopo cinque chilometri sul crinale che domina da un lato l’Acquese e dall’altro la Langa, si arriva alle indicazioni per la chiesa di San Vittore, affascinante pieve del quindicesimo secolo. Accanto prati e una piccola aree pic nic. Ma la sorpresa sono le statue: guerrieri, animali fantastici, pastori e donne con l’abito della festa. Appaiono all’improvviso in mezzo all’erba, in una sorta di museo all’aperto, cresciuto tra i campi in modo disordinato. Sono manufatti di cemento a grandezza d’uomo e anche più, senza eccessive pretese artistiche, ma di sicuro impatto, sgorgate dalla faconda fantasia ( e dalla manualità), di Pietro Nicala , impresario edile in pensione. Anche Montabone “paese di pietra” con case accuratamente restaurate, merita una visita, e ad accogliere i turisti c’è il ristorante La sosta (0141/762538), con piatti tipici e una terrazza sui vigneti. Per inoltrarsi nella Langa, da Montabone si può tornare a Rocchetta e seguire le indicazioni per Sessame e di lì scendere a Monastero Bormida (castello e ponte medievale), oppure tornare verso Canelli ed imboccare la strada per Cassinasco.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

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