giovedì 29 aprile 2010

Rocca d'Olgisio (Pc)

Incastonata nella roccia, a presidio delle valli dei torrenti Tidone e Chiarone, è una delle più antiche e suggestive rocche piacentine, cinta da ben sei ordini di mura. Fondata attorno all'anno Mille, nel 1378, dopo diverse appartenenze, viene consegnata da Gian Galeazzo Visconti a Jacopo Dal Verme, valoroso vincitore della battaglia di Alessandria contro Firenze. La fortezza, nella quale è possibile anche pernottare, ha una pianta irregolare alla quale si accede unicamente dal lato settentrionale attraverso una ripida quanto suggestiva strada. Il mastio è articolato in vari locali intercomunicanti che terminano con un piccolo loggiato cinquecentesco.

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Fonte

mercoledì 28 aprile 2010

Domenica 2 maggio: Rocca d'Olgisio (Pc)

Responsabile di gita: Costanzo P. - A.E.N. FIE
Contattabile il giorno della gita dalle ore 7h30 al cellulare n. 339 2884754
Ultima verifica effettuata sul percorso il 7/04/2010
Note tecniche a cura di Agostino G.
Bella escursione all’inizio dell’appennino piacentino, fra monoliti di roccia arenaria, grotte preistoriche, fioriture di orchidee bianche e fichi d’india nani, al cospetto dell’aerea Rocca d’Olgisio.
Verifica: Agostino, Andrea, Giacomo e Cinzia del 7 aprile 2010
Ritrovi a Voghera e Tortona ore 7.45, partenza ore 8
Trasferimento in auto: prendere la TO-PC ed uscire a Castelsangiovanni, tenere per la Val Tidone ed in circa 20 minuti, passando per Castelsangiovanni, Borgonovo Val Tidone si arriva a Pianello Val Tidone. Nel bel borgo di Pianello, ai piedi della collina, ultima possibilità per acquisto viveri. Seguire a sx per Piozzano, ed alcuni km dopo, superata una gigantesca frana, a Gazzoli, in prossimità di un bar ristorante, tenere la dx per Chiarone, Roccapulzana. Parcheggiare circa 1km dopo, prima e dopo il ponte sul torrente Chiarone, in corrispondenza del cartello del segnavia 209 e di una caratteristica cresta rocciosa (il Sassolungo) di fronte. Tempo previsto di trasferimento auto circa 1h e 15m. Al ritrovo prima della partenza si prega dare l’adesione alla visita guidata
alla Rocca d’Olgisio (ingresso euro 5.50 a testa, preparare la moneta ed i soldi contati, grazie !!)
Durata: 6h 50m, delle quale 2h 30m di sosta fra visita alla rocca, pranzo e
visita alle grotte
Dislivello complessivo: 460m
Difficoltà: EE
i) un tratto di cresta aerea prima della rocca, aggirabile;

ii) un tratto aereo dopo la rocca poco dopo la seconda grotta visitata;
iii) discesa ripida nel bosco, con smottamento;
iv) discesa in cresta dai sassi di S. Martino, passaggio di I°° grado, tutta la discesa è aggirabile percorrendo stradello asfaltato
Escursione
Alle ore 9.30, tralasciando il collegamento 209a, quota 250m slm, si prende a dx il segnavia 209 diretto a Rocca d’Olgisio, costeggiando il torrente Chiarone. Passati di fronte ad un bel gruppo di calanchi, si entra a sx in un fitto bosco misto di castagni e roverelle, la salita è subito ripida, lasciando poco respiro, proseguendo sul sentiero che ritorna verso sx, si arriva ad un bel punto panoramico sul precedente gruppo di calanchi. Proseguendo sempre in salita sostenuta si arriva ad un tratto piùù in piano. In prossimita’ di un bivio con una carrareccia forestale, si devia a sx, giungendo ben presto all’incrocio con il sentiero di collegamento 209a (50m 10.20). Si tiene la dx su di un caratteristico piano di roccia, con fenditure e forme strane, a monolite allungato, e si prosegue sempre seguendo i bolli bianco rossi. Si notino sulle rocce i begli esemplari di fichi d’india nani, e nei tratti verdi delle rigogliose orchidee bianche, vere peculiarità della zona di Rocca d’Olgisio. A sx il riposante pianoro verde di Casa Cisello, con una bella coltivazione a vigna. Dopo circa 30m (1.20m 10.50) la cresta di roccia si fà piu’ appuntita, ma sempre con dei bei gradoni e delle sorti di camminamenti si giunge in prossimità del castello di Rocca d’Olgisio. Il tratto più affilato della cresta si può evitare scendendo a sx su di una strada asfaltata di collegamento con Rocca d’Olgisio. Proseguendo con belle viste a sx sulla parte finale dell’escursione, con il gruppo dei Sassi di San Martino ed a dx sulla pianura padana, si sbuca inaspettati nel bel parco rasato di Rocca d’Olgisio m 560 slm (20m, 1.40m 11.10). La rocca, già esistente nel tardo medioevo, più volte rimaneggiata, riporta ancora 6 diversi ordini di cinte murarie. Inizia ora la visita guidata al gruppo di costruzioni di Rocca d’Olgisio (biglietto 5.5 euro, chi non fosse interessato può fermarsi nell’ameno parco a lato delle mura), la visita durerà circa 1h e 20m. 3h 12.30).
Si continua costeggiando a sx le mura della rocca, sino ad uno splendido belvedere accanto ad un soleggiato spuntone di roccia, dove si sosta per il pranzo. Nella pausa, in pochi minuti si possono visitare scendendo sulla dx le due splendide grotte: quella della goccia e quella secondaria con vista sul castello. Le grotte, abitate già in epoca preistorica e dai caratteristici anfratti scavati da acqua e vento sono un’altra meraviglia di Rocca d’Olgisio. Dopo circa 1h e 15m (4h 15m, 13.45) si inizia il cammino in discesa, prima su di un breve tratto aereo (prestare attenzione) e poi per ripidissima discesa nel bosco (prestare attenzione), anche qui ricco di orchidee bianche e di foltissimi agrifogli. Aggirato un tratto più insidioso a seguito dello smottamento di alcuni alberi, si continua con una discesa più dolce, che costeggiando un ruscello arriva al guado del Rio Tinello m 350 slm, affluente principale del torrente Chiarone (45m, 5h, 14.30). Si guada il torrente e risaliti alcuni metri si giunge in corrispondenza del bivio con il sentiero che scende direttamente alla località Chiarone. Si sale invece ripidamente a dx, nel bel bosco di grossi sassi e castagni e dopo circa 30m si sbuca su di uno sterrato e poi tenendo a sx, seguendo le indicazioni si giunge ai due grossi massi dei Sassi di San Martino m 490 slm (40m, 5h 40m, 15.10). Si passa tra lo stretto e caratteristico incavo tra i due sassi e poi ci si ferma in sosta sui due assolati sassi. Dopo un quarto d’ora di sosta, con belle viste sulla rocca e sulla cresta d’andata, si riparte, proseguendo in cresta a dx. Poichè l’ultimo tratto di discesa contiene qualche passaggio semplice di roccia (I°° grado), chi volesse ritornare dalla strada ripassa nell’incavo tra i sassi, raggiunge lo sterrato e poi lo stradello asfaltato a località Costa ed a sx in circa 45m si scende, passando per Roccapulzana alla località Chiarone. Ritornando invece all’escursione: dopo aver costeggiato un’area archeologica (scavi in corso) si inizia una rapida discesa tra particolari forme rocciose, radure, boschetti e dopo aver oltrepassato una bella grotta, si giunge all’aerea chiesetta del Chiarone e da qui per mezzo di una scalinata alla strada asfaltata (50m, 6h 30, 16). Si prosegue a sx e passando per la localita Chiarone (due belle trattorie: www.chiarone.it e www.trattoriachiarone.it che servono, normalmente anche al pomeriggio, ricche merende con coppa e pancetta piacentine innaffiate da gutturnio, malvasia ed ortrugo) si giunge in circa 20 minuti al parcheggio delle auto al ponte sul Chiarone, 6h 50m 16.20). Termine dell’escursione.

Info: apptrek@tor.it

lunedì 26 aprile 2010

La Via del Sale


Con la denominazione di via del sale si è soliti riferirsi agli antichi percorsi di commercio che mettevano in comunicazione la pianura Padana con il mar Ligure: il sale infatti, utilizzato per la conservazione dei cibi, era la più preziosa delle merci trasportate dai muli o dai carri, insieme all'olio ligure, a lana, pelli, cuoio, lino e canapa provenienti da oltremare, in cambio del vino e di altri prodotti dei versanti padani.

Esistono in realtà moltissime vie del sale: l'espressione è usata almeno dalla Toscana fino all'estremo Ponente ligure. Alle vie del sale di quest'ultima zona Nico Orengo ha dedicato un libro intitolato "Il salto dell'acciuga"; le acciughe erano infatti un'altra delle merci che transitavano dal mare verso la pianura, il che spiega perché una specialità gastronomica piemontese, la bagna cauda, sia a base di acciughe. Giustamente quindi è intitolato "Le vie del sale", al plurale, un altro libro di Fabrizio Capecchi, che illustra nove itinerari fra pianura e mare, che varcano l'Appennino ligure in altrettanti passi. Dove passava la via del sale nella fascia di territorio delle Quattro Province? Un riferimento ovvio per l'enorme volume delle merci che vi transitavano, in arrivo o in partenza con le navi, era il porto di Genova.

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Fonte

giovedì 22 aprile 2010

Domenica 1 maggio: Il sentiero del grillo

Lunghezza km: 7,800 solo andata

Quota di partenza m. 492 s.l.m. Quota di arrivo m. 409 s.l.m.

Quota massima m. 761 s.l.m.

Dislivello effettivo in salita: circa 340 m

Dislivello effettivo in discesa: circa 390 m

Il sentiero del Grillo unisce il paese di Bosmenso al paese di Varzi in Alta Valle Staffora (PV). Questo itinerario, che si sviluppa interamente su strada sterrata e poi su sentiero, calca l’antica strada Comunale Bosmenso-Varzi, un tempo interamente acciottolata e trafficata da mercanti e viandanti che si spostavano di paese in paese. Il sentiero ad una certa quota si collega ad un’altra famosa ed antica via: la Via del Mare che partendo dal paese di Varzi e risalendo inizialmente le colline, attraversava l’Appennino e scendeva fino al Mar Ligure.

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Fonte: La Pietra Verde

domenica 18 aprile 2010

SAGGEZZA INDIANA

Onorare e rispettare significa pensare che il territorio,
l’acqua, le piante e gli animali che vivono qui hanno il nostro
stesso diritto di viverci. Non siamo gli esseri supremi e onniscienti,
il culmine dell’evoluzione: siamo invece membri del sacro cerchio
della vita, insieme con gli alberi e le rocce, i coyote e le aquile,
i pesci e i rospi, ciascuno dei quali ha uno scopo. Ciascuno porta
a termine il compito assegnatogli e anche noi ne abbiamo uno.

(Wolf Song, Abenaki)

Fonte: Trekking life

giovedì 15 aprile 2010

Domenica 18 aprile: La Scaggia

S.Carlo di Cese - Monte Pennello - Camposilvano - S.Carlo di Cese

Dislivello max: 750 m

Ore totali cammino: 6h00

Difficolta': EE

Trasferimento : auto propria

ATTENZIONE: vista la scarsa possibilita’ di parcheggio (vedasi oltre) e’ assolutamente necessario ridurre al massimo il numero di auto, compattando di conseguenza gli equipaggi.

Responsabile di gita: Marco B. - A.E.N. FIE
Contattabile il giorno della gita dalle ore 7h15 al cellulare n. 333 8944447
Ultima verifica effettuata sul percorso il 3/4/2010
Note tecniche a cura di Mauro V.

Luoghi e orari di partenza:

Voghera (retro caserma Vigili Urbani) : ritrovo 7h30, partenza 7h45

Tortona (P.zza Milano) : ritrovo 7h45, partenza 8h00

Partenza della gita da S.Carlo di Cese : 10h00

Accesso stradale:

Si prende l’autostrada A7 verso Genova e si prosegue su A26 in direzione Ventimiglia; poi si imbocca la A10 verso Livorno e si esce a Genova-Pegli.

Ci si immette sulla via Aurelia e prima di entrare nel centro di Pegli, si segue a destra la freccia in direzione Val Varenna-San Carlo di Cese.

Raggiunta Piazza Rapisardi si passa sotto il ponte dell’autostrada e si prosegue per Via Varenna tenendo il fiume alla propria destra.

L’imbocco del sentiero si trova a sinistra pochi tornanti prima di raggiungerne il paese (indicazioni del percorso EC2 - Ecologia in Citta’ ); vicino ci sono alcuni slarghi per lasciare poche auto.

Un’altro parcheggio piccolo parcheggio si trova nel paese, di fronte al campo sportivo.

Descrizione della gita:

L’intero sentiero risulta molto panoramico nelle giornate limpide, spaziando dal mare ai monti. Offre, nella parte alta, una spettacolare vista dell’arco alpino.

Il termine ‘Scaggia’ veniva utilizzato per evidenziare il continuo alternarsi di rocce ed erba ed individua topograficamente l’altopiano di Pegli, situato dietro l’abitato, che si eleva bruscamente verso la catena appenninica e, a soli 6 km dalla linea di costa, tocca i 1.000 m. con il gruppo Punta Martin - Monte Pennello (o Penello).

Sulla cima del Monte Penello sorgono due bivacchi; quello nei pressi della cima e’ il Bivacco Zucchelli, ricavato dalla ristrutturazione di un ex deposito di munizioni ad opera dei soci del Gruppo Escursionistico Pegli.

Gli stessi hanno posto sulla panoramicissima vetta del Penello una piastra metallica, con la rosa dei venti e con indicati i monti che si vedono nelle diverse direzioni; questa permette anche il rapido orientamento in caso di nebbia, poiche’ si tratta di una zona notoriamente magnetica dove risulta difficile l’utilizzo della bussola.

Caratteristica dei luoghi e’ la presenza di molte neviere che erano tra le piu’ affidabili per la regolarita’ degli approvvigionamenti al capoluogo; nonostante la prossimita’ al mare questa e’ infatti una zona di carattere spiccatamente montuoso (i vicini rilievi di Punta Martin e della Baiarda sono tradizionali palestre per gli arrampicatori), con un clima a tratti rigido e copiose nevicate invernali. In tutta l'area dell'altopiano era praticato il taglio del fieno e l'attivita’ di raccolta e trasporto a valle della neve; i lavoratori stagionali nel periodo estivo salivano alle neviere e ricavavano blocchi di ghiaccio che, protetti con fogliame secco e avvolti in sacchi di tela, venivano trasportati dai muli nelle ore notturne fino a Soziglia e, dal secolo XIX, in piazza Acquaverde.

Con l'istituzione della gabella della neve (1640), lo Stato cedeva ad un unico imprenditore il diritto esclusivo ad esercitare questo commercio, pratica che duro’ fino al 1870.
Oggi l'area del Monte Penello (facente parte dell'omonimo parco urbano comunale) si raggiunge con itinerari escursionistici di media difficolta’ partendo da Pegli e da Pra’, nonche’ dal Santuario dell'Acquasanta, lungo il percorso: Bric Castello, antica strada del Turchino, sella del Giovo Piatto, sino alla vetta.

Sviluppo dell’itinerario:

La partenza e’ nel piccolo slargo da dove si scende per una scalinata sino alla confluenza tra il Varenna ed il Rio Gandolfi ( 230 m.), che si attraversa mediante alcune passerelle in legno.

Si segue il sentiero, indicato con una X rossa, sino alla sommita’ del Monte Pennello ( 995 m.).

La prima parte del percorso si snoda all’interno di un bosco di castagni ed attraversa piu’ volte il Rio Gandolfi, dapprima sul lato destro idrografico, poi su quello sinistro e poi ancora sul destro.

Il torrente si guada su rocce affioranti senza particolari difficolta’, ma in alcuni punti occorre porre attenzione ai movimenti per evitare di scivolare nell’acqua, bassa ma decisamente fredda.

Si sale seguendo il corso del rio, che si fa piu’ ampio, sino a quando la vegetazione quasi scompare e si entra in un paesaggio aspro, caratterizzato da formazioni rocciose affioranti.

Si attraversa per l’ultima volta il torrente ( 520 m.), dove alcuni ometti in pietra segnalano la via da seguire, per portarsi su una traccia di sentiero che sale fra le rocce.

Dopo una lunga serie di stretti tornanti si arriva alla base della Punta del Corno ( 851 m.) che si aggira, in quanto raggiungere la vetta impone di valicare alcuni passaggi su roccia.

Si prosegue lungo lo spartiacque, e seguendo il metanodotto, fino alle casermette del Monte Pennello ( 995 m.); i due manufatti, ristrutturati e sempre aperti, offrono un comodo riparo e sono attrezzati con tavoli, panche in legno e stufa.
L’itinerario in discesa si sviluppa dapprima lungo la strada sterrata che dal Monte Pennello conduce fino ai Piani di Praglia e poi, in corrispondenza del segnavia due linee rosse ( 940 m.), si scende a destra sul sentiero che attraversa una vasta zona prativa denominata ‘Piani Gandolfi’, dove e’ possibile rifornirsi d’acqua alla sorgente che si trova lungo il percorso.
Il tracciato del sentiero segue dapprima la linea dei tralicci dell’alta tensione e poi, inoltrandosi in un bosco di castagni, si sviluppa lungo una serie di tornanti in discesa e porta alla frazione di Camposilvano ( 315 m.) da dove, seguendo la strada asfaltata, si raggiunge S.Carlo di Cese.

Nota :

Anche se in localita’ San Carlo di Cese e Camposilvano ci sono due ristoranti-bar, aperti anche la domenica, si consiglia a chi vuole essere certo di bere un caffe’ e rifornirsi di focaccia di farlo a Pegli; sul lungomare e nelle vie interne ci sono panifici, negozi di alimentari e bar.



Info: apptrek@tor.it

martedì 13 aprile 2010

Le Grotte di Toirano

Risalendo la Val Varatella, poco oltre Toirano, si incontrano i contrafforti di un massiccio calcareo di dolomiti grigie, solcato da una serie di valloni, in cui si aprono oltre 150 caverne naturali, tutt’oggi oggetto di ricerca da parte di studiosi internazionali. Il complesso delle grotte di Toirano, aperto al pubblico nel 1953, dopo le opportune opere di sistemazione, è gestito direttamente dal Comune e costituisce oggi una delle maggiori attrattive che l'entroterra della Riviera Ligure di Ponente offre al turismo italiano, con un numero di visitatori superiore alle 110.000 unità all'anno.

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Fonte

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giovedì 8 aprile 2010

Domenica 11 aprile: Arenzano, Sentiero dell'ingegnere

Il sentiero curato dal CAI di Arenzano e contrassegnato da una I rossa su campo bianco, inizia nei pressi di una fonte in località Campo; l’autopulman, però, non potendo raggiungere il posto di partenza perché la strada è troppo stretta, ci lascia nelle vicinanze del deposito coop e perciò il percorso originale dell’anello (km 8,300) sarà aumentato di km 2,400 (da percorrere su strada asfaltata).
Subito il sentiero sale ripido (si consiglia andatura lenta) in ambiente tipico di macchia con presenza di pino nero, ginestre, cisto ed erica: a circa 20 minuti di cammino in località Ciazubellu, si svolta a destra lasciando il segnavia “stella bianca” che conduce al Monte Argentea.
Si entra nella Valle del Lerone, il percorso diventa più dolce ed il paesaggio più selvaggio con presenza di aspre rocce e vegetazione sempre più costituita da pino nero che trova spazio per vivere anche in questi luoghi così ostili: superato il rio l’Erbin, si raggiunge, dopo aver percorso circa tre chilometri, il rio Giasse delle Vacche (punto panoramico).
Il territorio è molto ricco d’acqua con numerosi sorgenti e rii che scendono dall’Argentea: prestare quindi particolare attenzione nell’attraversamento di questi rigagnoli.
Arrivati a metà percorso (km 4,700 - ore 2) attraversiamo il rio Cu du Mundu: possiamo qui osservare una ricca vegetazione caratterizzata da specie mesofile quali, ad esempio, frassino ed ontano a testimonianza delle diverse condizioni climatiche anche in breve spazio.
Poco oltre un altro punto panoramico le “Pose du Campanin” (presenza di una comoda panchina dove ci si può anche riposare un poco) il sentiero inizia a scendere: incontreremo ben presto delle pareti rocciose dove è praticata arrampicata sportiva e numerosi laghetti lungo il rio Negrone. Seguendo il corso del rio dopo circa 6,5 chilometri raggiungiamo il “Ponte Negrone”, costruzione di interesse storico nei pressi del quale confluiscono il rio Negrone e il rio Leone dando origine al torrente Lerone: qui finisce anche il segnavia I rosso su campo bianco che abbiamo seguito sino ad ora.
Sul ponte termina il sentiero naturalistico (segnavia C1 su campo bianco/rosso) proveniente da Motta e tracciato a seguito di un progetto di educazione ambientale realizzato nelle scuole di Arenzano e Cogoleto: sarà sempre interessante osservare la cartellonistica qui esposta che descrive l’ambiente.

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Fonte: Gruppo Micologico Voghera

martedì 6 aprile 2010

Anello della Val Gargassa

Tipologia itinerario: escursionismo
Area geografica: Appennino Ligure
Valle: Valle Del Rio Gargassa
Guida di riferimento:
Luogo di partenza: Campo sportivo di Rossiglione
ROSSIGLIONE (MT. 320 S.l.m.) – ROCCE NERE (MT. 563 S.l.m.) – ROSSIGLIONE - Anello della Val Gargassa

Difficoltà: EM
Tempo di percorrenza in salita: ore 2,30 circa
Segnavia F.I.E.: due X gialle – cerchio barrato giallo – rombo pieno giallo
Dislivello: MT. 240

Accesso stradale: all’ uscita autostradale di Masone, lungo l’ A26 Voltri Santià, si prende a sinistra seguendo le indicazioni per Campoligure e poi Rossiglione; si seguono poi le indicazioni per Tiglieto, e dopo circa 2 km. si devia a sinistra per una strada sterrata che conduce al campo sportivo, dove è possibile posteggiare l’ auto sull’ ampio piazzale.

Sviluppo dell’ itinerario: si costeggia dapprima il campo sportivo (segnavia due X gialle) e successivamente il lato sinistro orografico del Rio Gargassa, superando alcuni ponticelli in legno (in corso di rifacimento) e brevi passaggi su roccia che richiedono attenzione; arrivati in un tratto particolarmente incassato del rio ci si porta sul lato destro orografico e, seguendo sempre il sentiero, si arriva in breve, attraversando nuovamente il greto del rio, ad un’ ampia zona prativa, caratterizzata dai resti di alcuni ruderi, posta in sponda sinistra e denominata Case Veirera.
Si passa ora a seguire il segnavia cerchio giallo barrato, e si arriva dopo pochi metri ad un ponte con assito in legno che attraversa il Rio Gargassa, conducendo dapprima ad un folto bosco di faggi e poi in un bel castagneto. Si sale quindi lungo una stretta mulattiera giungendo ad un colletto posto sul crinale tra la Val Gargassa e la Valle Stura; si prosegue per breve tratto lungo il sentiero indicato con il segnavia cerchio giallo pieno e dopo poche centinaia di metri si prende a sinistra il sentiero contrassegnato con un rombo pieno giallo, che riconduce nella vallata del Rio Gargassa, dove si incontra un paesaggio improvvisamente brullo, quasi privo di vegetazione, e caratterizzato da conglomerato di colore prevalentemente nero; si arriva quindi alla parte più alta del percorso proposto denominata Rocce Nere, e da qui, in discesa, si raggiungono alcune case isolate. A questo punto si prende una strada sterrata in direzione opposta alle case e dopo poche decine di metri una stradina sulla sinistra, priva di segnavia, che si inoltra in un fitto castagneto, sbucando in alcuni prati dove sorgono due case isolate. Si segue ora una ampia strada sterrata che dopo alcuni tornanti ed un guado sul Rio Gargassa, conduce all’ innesto con la strada Provinciale per Tiglieto; salendo per circa 1 km. si arriva alla deviazione del campo sportivo dove ha avuto inizio l’ itinerario.

Fonte

venerdì 2 aprile 2010

Domenica 11 aprile: Il giro degli Essicatoi dalla Val Borbera alla Valle Spinti


La valle Spinti, posta fra le più note val Borbera e val Vobbia, offre percorsi in grado di porre il turista a contatto con elementi naturalistici, storici e culturali di indiscutibile pregio. Nonostante essa sia facilmente raggiungibile in auto da Arquata Scrivia, esiste un’antica strada, oggi itinerario escursionistico di modesta difficoltà, che collega il comune di Borghetto Borbera con quello di Grondona, in valle Spinti appunto, attraversando un territorio su cui si alternano aspetti naturalistici, storia locale ed architettura religiosa e rurale.

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Fonte: La Pietra Verde
Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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