venerdì 2 ottobre 2009

La via Francigena in toscana

Almeno a partire dal­l'VIII secolo esistono tutta una serie di documenti che dimostrano l'esistenza di un percorso preferenziale di collegamento tra il nord Italia e Roma e da lì oltre, verso i porti del sud Italia: un percorso particolarmente utile sia per motivi politici (già il regno longobardo ne sentì l'esigenza al fine di creare un collegamento quanto più possibile “sicuro”, in senso sia geografico che di riparo da incursioni di nemici, tra Roma e l'allora centro politico del reame, gravitante sulla pianura padana) sia per motivi religiosi, per convogliare in maniera adeguata il forte flusso di pellegrini - sempre esistito anche se con fasi alterne - dal Nord Europa verso Roma e la Terrasanta ma anche dall'Italia verso Santiago di Campostela, in Galizia. Tale percorso preferenziale che giaceva quasi tutto in territori longobardi evitando quelli bizantini, prese col tempo il nome di “via dei Franci” (col che si intendevano non tanto gli attuali francesi, quanto in generale tutte le popolazioni all'epoca gravitanti sull'asse del Reno, scandinavi e britanni inclusi perché proprio tramite quest'asse s'incanalavano verso l'Italia) o “Francigena”, e possiamo grosso modo ricostruirla oggi grazie alla menzione fatta dai testi suddetti, di alcuni dei punti caratterizzanti il tracciato della via, anche se nessuna delle fonti itinerarie altomedievali possiede la ricchezza di dettagli della “me­moria” del viaggio compiuto dal chierico Sigeric nel 990 d.C. a Roma per riceverne dal Papa la consacrazione ad arcivescovo di Canterbury, memoria che nell'ambito del presente lavoro abbiamo considerato come fondamentale punto di partenza nella redazione delle mappe proposte.

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