lunedì 1 giugno 2009

Anello Borbera Spinti


Stazzano (ab. 2225 – sup. 18,80 Kmq – alt. 200-600 m) – Secondo il Gabotto e lo Schultger il nome di Stazzano deriverebbe da “Statius” (stazione), che starebbe a dimostrare la sua antica funzione di posto avanzato della vicina città ligure e poi romana di Libarna. Il Bollea lo identifica in un documento del 935. Stazzano ebbe all’epoca nel suo territorio beni allodiali o forse anche feudali di pertinenza dell’abbazia di San Pietro di Precipiano. Nel 1157, con la bolla papale di Adriano IV, il castello di Stazzano passa al dominio temporale dei vescovi-conti di Tortona. Negli anni 1155-1163 il castello sarà occupato e incendiato dai Pavesi, alleati del Barbarossa. Nel 1176 Federico I Barbarossa con un “Privilegium” conferma il possesso di Stazzano alla città di Tortona che ne manterrà il controllo, con alterne fortune coincise con vari passaggi agli Spinola, ai Visconti e al comune di Genova, fino al secolo XVII. Nel 1874 il vescovo di Tortona Carlo Maurizio Pejretti cede i suoi diritti sul vescovato, e quindi anche su Stazzano, a Vittorio Amedeo III di Savoia. D’ora in avanti Stazzano seguirà le sorti del Regno di Sardegna.
Il percorso inizia dalla Piazza Risorgimento di Stazzano. Dopo aver percorso un breve tratto della centrale via Umberto I, con un’ampia scalinata sulla destra, si sale al pregevole Oratorio della SS. Trinità; poi per una strada da poco risistemata, si raggiunge il castello di Stazzano con accanto il santuario ottocentesco del Sacro Cuore. Ben poco è rimasto dell’apprestamento difensivo del castello, trasformato nella seconda metà dell’ottocento in seminario ed alla fine del novecento in casa di riposo per anziani. Il Santuario del Sacro Cuore è in stile basilicare, su disegno dell’architetto Giulio Leale di Cassano Spinola. Proseguendo su un ampio sentiero, completamente immerso nella vegetazione, si costeggia il parco di Villa Erizzo e si raggiunge la strada asfaltata che sale da Stazzano. Dopo averla percorsa per un centinaio di metri, nei pressi delle due prime cappellette della Via Crucis, si svolta a sinistra su una carrareccia con ampie vedute sulla pianura novese. Oltrepassata un’ampia curva, si devia su un ripido sentiero sulla destra e si raggiunge il Santuario di Monte Spineto (429 m – ore 1.15). Il Santuario di Monte Spineto è così chiamato per la grande quantità e varietà di cespugli spinosi che ricoprono le pendici del monte, su cui è situato, fra i quali spiccano i biancospini. La leggenda narra che nel 1620, durante l’invasione della valle da parte dei francesi, una fanciulla sordomuta dalla nascita vide aleggiare una colomba su di un cespuglio di biancospino fiorito fuori stagione. La bimba urlò la notizia e per otto giorni la colomba rimase sospesa sul cespuglio. Molti accorsero ad ammirare il fenomeno e il vescovo di Tortona Paolo Arese accertò di persona il miracolo e decise la costruzione del santuario. Ritornando al punto della breve deviazione, si riprende il sentiero 200 che, con ampi saliscendi, lungo il crinale, giunge ad un’ampia sella denominata Bocca del Lupo. Qui troviamo il sentiero 203 che scende a Vignole Borbera (ore 1.00). Proseguendo sul nostro itinerario 200, dopo un breve tratto in leggera discesa, si sale sulla costa che sovrasta il villaggio dell’Albergo Vecchio, nei pressi di un vecchio e diroccato essiccatoio per castagne, indicato sulle carte come Albergo dei Rossi. Si ridiscende in direzione nord fino ad incontrare la strada inghiaiata della Capanna. Qui, con una breve deviazione, si può raggiungere l’agriturismo La Traversina. Proseguendo verso levante si giunge prima alla masseria Chiappa e poi alla masseria Baiardo. Il versante sud è solcato da una stretta valle interamente ricoperta da un fitto bosco localmente chiamato Lago Scuro. Il nome pare derivi dal toponimo latino “Locus obscurum”. Tra il 1700 ed il 1800 questa zona selvaggia era un sicuro rifugio della banda di Maino della Spinetta ed ancor oggi, penetrando nel bosco, è possibile osservare nell’arenaria ampi ripari un tempo abitati dai banditi. Superata la masseria Baiardo, di devia a nord su una comoda carrareccia e con ampi saliscendi si percorre la cresta che divide la val Borbera dalla valle del Rio di Vargo fino a raggiungere il Santuario di Cà del Bello (492 m – ore 2.00-3.15). Il Santuario, eretto nel 1672 per volontà e devozione della popolazione di Borghetto di Borbera, è dedicato alla Madonna della Neve. Nei pressi del santuario si dipartono i sentieri 204, che scende a destra verso Borghetto di Borbera                                (ore 0.45) e 205, che scende a sinistra verso Vargo (ore 0.30). Proseguendo per il sentiero principale 200, sempre lungo la dorsale di displuvio tra la val Borbera e la valle del Rio di Vargo, si sale al colle Albarasca che con i suoi 602 m di altitudine è il punto più elevato dell’itinerario. Tenendo sempre la costa si scende ad un ampia sella con un evidente quadrivio; si prende qui la stradina di destra che scende tra boschetti e coltivi e, superati alcuni cascinali, raggiunge la SP 135. Percorrendo la strada asfaltata, in direzione nord, si superano alcune case e si raggiunge il bivio per Borghetto di Borbera. Si prosegue ora a sinistra, per un centinaio di metri, sulla provinciale per Garbagna, quindi, nei pressi di un’ampia curva a gomito, si devia a sinistra e si arriva a San Martino di Sorli (530 m – ore 1.30-4.45) dominato dai ruderi del castello. Appena prima dell’abitato si incontra la bella chiesa romanica di San Martino con il campanile di forma quadrata in pietra a vista con archetti ornamentali. L’edificio risale ai secoli XI-XII.

1. ALTRI SENTIERI IN ZONA:


1.

2. Sentiero N° 273 Grondona-Persi - ore 1.45

3. Sentiero N° 203 Vignole Borbera-Bocca di Lupo – ore 1.15

4. Sentiero N° 204 Borghetto di Borbera-Santuario Cà del Bello – ore 1.00

5. Sentiero N° 205 Vargo-Santuario Cà del Bello – ore 0.45

6. Sentiero N° 206 Bivio Rio Vargo-Bivio Campolungo – ore 0.45




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